Eccomi, sono di nuovo qui con la prosecuzione di questi meravigliosi luoghi di culto ed alcuni fanno parte del Patrimonio dell'Umanità dettato dall'UNESCO. Spero che mi vorrete perdonare per una cappella alquanto lugubre ma è una realtà della vita perchè senza questa la morte non esisterebbe.
Saint George, Lalibela, Ethiopia
(Bete Giyorgis Lalibela Ethiopia)
Questa è una chiesa rupestre, una delle tante che si trovano in Ethiopia tutte considerate Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco e sono definite "BET" che significa "CASA" , di San Giorgio in questo caso, che si dice abbia diretto i lavori di costruzione, la cui forma a croce greca è forse quella più spesso rappresentata.
Non ho trovato molto su questa chiesa rupestre però una leggenda in merito al nome di questo luogo " Lalibela" dice che un bambino di stirpe reale alla nascita fu avvolto da uno sciame di api e quindi battezzato "Lalibela" in quanto in lingua agaw significa "le api riconoscono la sovranità".
Göreme - chiesa scavata nella roccia
Göreme, in questa città della Cappadocia, regione storica della Turchia, questa chiesa è stata scavata nella roccia (soffice derivante dalla lava) e nella regione di simili ce ne sono un centinaio.
Questa cittadina di circa 2.000 abitanti è posizionata tra le formazioni di roccia denominate camini delle fate. Il Parco Nazionale di Göreme (Göreme Milli Parklar in Turco) venne aggiunto ai patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1985.
I camini delle fate in Cappadocia
Un particolarità, I Camini delle fate è la denominazione popolare data a rilievi rocciosi con morfologia tipica presenti proprio in Cappadocia. Sono rilievi formati da un prisma rastremato verso l'alto di tufo chiaro ed estremamente friabile sormontato da un cono di sempre di tufo più scuro e compatto. Queste formazioni rocciose sono chiamate così, in quanto secondo la leggenda, i massi sulla sommità furono posati da divinità celesti.
La Cappella delle Ossa nella Chiesa di San Francesco ad Evora - Portogallo
La Capela dos Ossos (in italiano Cappella delle Ossa) è uno dei monumenti più conosciuti della città di Evora in Portogallo. E' una piccola cappella interna, che dispone di un'entrata collocata di fianco alla Chiesa di San Francesco. Questa cappella venne costruita nel XVI secolo per merito di un monaco francescano il quale, secondo lo spirito dell'epoca contro riformista, intendeva condurre i propri confratelli alla contemplazione della fievolezza della vita umana e del mistero della morte. L'intento è chiaramente didascalico e dimostrato anche dalla lapide d'ingresso che riporta Nós ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos ("Noi che qui siamo ossa, stiamo aspettando le vostre").
La cappella venne completamente ristrutturata nel XVIII secolo quando il Re Giovanni V del Portogallo visitò la Chiesa di San Bernardino delle Ossa a Milano simile a quello di Evora.
La lugubre cappella è formata da pareti di 18,7 metri di lunghezza per 11 di altezza. Da tre piccole finestrelle entra la luce ed i muri perimetrali con le otto colonne che sostengono il soffitto sono "decorate" con ossa e teschi umani cementati. Il soffitto e realizzato con mattoni bianchi dipinti con scene a tema mortuario. Il numero di scheletri umani qui conservati sembra aggirarsi attorno ai 5.000 e provengono da cimiteri e chiese della zona, ove i frati francescani venivano sovente sepolti. Molti di questi teschi riportano dei graffiti col nome della persona a cui sono appartenuti. Si trovano inoltre due cadaveri essiccati, uno dei quali appartenuto ad un bambino, pendenti da una catena.
Sono tutte nel suo affascinanti, ognuna porta con se una parte del nostro passato alla quale non siamo o non sappiamo se siamo stati partecipi o parte di esso e non per questo dobbiamo rifiutare anche quanto di brutto e crudele noi possiamo pensare oggi. A quel tempo quello che noi consideriamo crudeltà è invece la logica della vita di allora e quindi dobbiamo rispetto. Chissà cosa diranno di noi i nostri futuri eredi???
Ciaooo alla prossima puntata.
PS.
Tutte le notizie sono state ricavate da Wikipedia come pure le foto.
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